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Marzo 2024, Firenze. I primi confronti su un test di sistemi di intelligenza artificiale in classe avvengono alla Fortezza da Basso, dove è in corso Didacta, una delle più importanti fiere internazionali sull’innovazione a scuola. Da una parte del tavolo c’è il ministero dell’Istruzione e del merito (Mim), dall’altra Google, che alle scuole italiane fornisce ormai da anni piattaforme per la didattica, anche sulla scia del lockdown per la pandemia di Covid-19. A Didacta Google, tra gli espositori, mostra i suoi assistenti virtuali per la scuola. Come Esercizi guidati, un nuovo strumento di Big G che consente di creare esercizi sulla base del materiale delle lezioni e sottoporli agli studenti, che sono guidati nello svolgimento. In automatico la piattaforma raccoglie dati sulle domande che creano più difficoltà e le gira agli insegnanti.
Settembre 2024, Cernobbio. A margine del forum annuale della società di consulenza, The European House Ambrosetti, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ufficializza quello che era stato un accenno pre-festivo: con il nuovo anno scolastico, in Italia si sperimenterà il ricorso ad alcuni sistemi di intelligenza artificiale, per verificare se l’introduzione di assistenti virtuali possa migliorare l’apprendimento degli alunni e semplificare il lavoro degli insegnanti. Per dirla con parole semplici, un assistente virtuale è un tipo di software che segue alcune regole per fornire risposte o indicazioni in base agli input dell’utente.
Come funziona il test
Il test coinvolgerà 15 classi tra seconde medie e prime e quarte superiori in Lazio, Calabria, Toscana e Lombardia (il ministero non ha ancora reso noti i nomi degli istituti) per due anni. A Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, il compito di tirare le fila al termine. Non ci sarà solo un esame finale. Durante tutta la sperimentazione dati anonimizzati verranno raccolti da Invalsi per monitorare l’andamento di questo progetto pilota. “Abbiamo cercato classi simili, per avere omogeneità”, spiega a Wired Paolo Branchini, fisico, docente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e curatore del progetto degli assistenti virtuali per conto del ministero dell’Istruzione. E aggiunge: “Abbiamo raccomandato ai dirigenti di non attuare meccanismi di segregazione, ma di armonizzare le classi per non avere asimmetrie”.
“L’insieme è piccolo – riconosce Branchini – ma statisticamente valido”. Ma comunque molto più ampio delle tre classi alla base di uno studio del 1984 sull’impatto di assistenti, in questo caso umani, a sostegno degli studenti, di Benjamin S. Bloom, docente dell’università di Chicago che è stato di ispirazione per il progetto italiano. Secondo le conclusioni di Bloom, affiancare ai 90 studenti 30 figure di sostegno ha fatto aumentare, e di gran lunga, i risultati scolastici, più che nelle classi dove non c’era supporto. Lo stesso confronto si farà in Italia, ma con assistenti virtuali. “Lo strumento va controllato, non ne conosciamo ancora i limiti e le potenzialità”, osserva Branchini.
La tecnologia di Google
La tecnologia è marchiata Google. Lo strumento, Esercizi guidati, consente ai docenti di creare test sulla base del materiale scolastico, che poi l’intelligenza artificiale legge per etichettare la materia e collegare i temi della prova a contenuti di studio. Si possono proporre test di lingua e di matematica. Gli studenti ottengono un risultato immediato del buon esito e, in caso di errore, suggerimenti per ripassare, con schede e video.