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Piaceri sempre meno piacevoli. I prezzi di alcune delle materie prime, come caffè, caca, tè e succo d’arancia, tipici di una buona prima colazione, vivendo una costante impennata.
È il caso per esempio del caffè: come sottolinea un’analisi della piattaforma di investimenti eToro, il costo dei chicchi da cui si ricava una delle bevande più bevute e apprezzate al mondo sono aumentati da gennaio a novembre del 2024 del 69%, spingendo i futures a New York ai livelli più alti dal 1977. Alla base di questo fenomeno ci sono fattori climatici, regolamentari, economici e speculativi, chiari esempi di come le filiere mondiali possano essere influenzate e travolte dalle tensioni senza precedenti che stanno caratterizzando gli anni ‘20 del ventunesimo secolo.
Non solo il caffè, però. Il 2024 si sta rivelando un anno nero anche per il cacao, il cui costo non è mai stato più elevato. Tanto che, nonostante il calo autunnale, l’aumento da gennaio a fine novembre resta pari al 112%. Ha toccato i suoi massimi storici anche l’aranciata (+59%) e il tè (+42%), mentre sembra limitare i danni il latte, il cui incremento si è fermato a quota 9%.
Il caffè
A far salire il costo del caffè è stato principalmente El Niño. Tale evento climatico ha infatti devastato i raccolti in Sud America e nel sud-est asiatico. In particolare, esso ha causato un’importante siccità in Brasile, principale esportatore di arabica, riducendo la produzione di una delle varietà più apprezzate della bevanda. Stessa sorte è toccata anche al Vietnam, che insieme al paese sudamericano produce il 56% del caffè mondiale.
Considerando il contestuale aumento della domanda globale, specie in mercati emergenti come quello cinese, i futures sul caffè hanno raggiunto picchi inesplorati da oltre quarant’anni. Un dato che mette in ginocchio non solo i produttori, ma anche gli esportatori: in Brasile, per esempio, Atlântica Exportação e Cafebras hanno chiesto una tolleranza di sessanta giorni al fine di rinegoziare il debito.
Il cacao
Il clima è anche uno dei principali fattori alla base dell’aumento del prezzo del cacao. Come sottolinea Repubblica, alcune malattie e infestazioni parassitarie della pianta hanno determinato quantità di raccolto inferiori in paesi produttori come il Ghana. Il risultato è la più classica delle stangate per i consumatori, peraltro in vista del Natale, i cui dolci tipici hanno subito tutti forti aumenti di costo.
L’aranciata
L’agricoltura ha subito forti danni anche in Spagna, paese in cui, oltre a mietere vittime, la Dana ha ridotto ai minimi termini la produzione di beni quali per esempio pomodori, uva, cachi, peperoni e le arance di Ribera, altre indiscusse protagoniste delle colazioni di tutto il mondo.
Il tè
Il 2024 è stato un anno difficile a livello climatico anche per lo Sri Lanka, uno dei maggiori produttori di tè al mondo. Anche tale fattore ha contribuito a una crescita del costo della materia prima che, seppur non toccando numeri superiori al 50%, ha comunque inciso a livello economico sui consumatori di tutto il mondo.
In Italia
Come sottolinea in una nota l’analista per l’Italia di eToro Gabriel Debach, i rincari delle bevande nel nostro paese hanno riflettuto in toto nel 2024 le dinamiche sviluppatesi a livello globale. A ottobre, il costo del caffè era aumentato dell’11,8%, quello del cacao in polvere del 9,6%. A sorpresa, il tè ha invece mantenuto un’evoluzione negativa, vedendo il proprio prezzo calare dell’1,5%.