mercoledì, Febbraio 5, 2025

Stati Uniti, in arrivo un nuovo giro di vite all'export dei chip AI in Cina

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Le limitazioni all’accesso alle memorie a grande ampiezza di banda sembrano essere finalizzate a rallentare gli sforzi della Cina verso lo sviluppo di chip nazionali per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale particolarmente grandi e potenti. Una fonte ha dichiarato a Wired US che le nuove restrizioni dovrebbero bloccare l’accesso alle hmb3, la versione più recente e avanzata della tecnologia, e imporre alcuni limiti anche alla generazione precedente, nota come hmb2.

Il governo statunitense impone alla Cina restrizioni sulle esportazioni da anni, con l’obiettivo di limitare la capacità del paese di produrre silicio avanzato. Le misure non hanno però impedito a Huawei di sviluppare chip competitivi per l’addestramento di grandi modelli di AI.

Secondo il South China Morning Post, il gigante tecnologico cinese, che in passato è stato temporaneamente paralizzato dalle sanzioni statunitensi, a settembre ha inviato ai clienti campioni del suo ultimo chip per l’addestramento dell’AI, chiamato Ascend. Tra le aziende che stanno testando il prodotto ci sarebbe ByteDance, la società cinese madre di TikTok, che starebbe addestrando un modello AI di grandi dimensioni utilizzando principalmente Ascend. Baidu, che gestisce il principale motore di ricerca cinese e ha sviluppato sistemi di guida autonoma, ha recentemente effettuato un ordine di chip Huawei, allontanandosi dal gigante statunitense Nvidia, come riportato da Reuters (Nvidia ha rifiutato di commentare).

Le restrizioni alle esportazioni verso la cina sono iniziate durante il primo mandato di Donald Trump. Nel 2019, diverse aziende di AI cinesi sono state aggiunte all’ elenco delle società sottoposte a restrizioni. In un secondo momento sono arrivate le restrizioni sulle vendite di chip realizzati con tecnologia statunitense a Huawei.

L’amministrazione Biden ha poi inasprito i controlli nell’ottobre 2022, limitando le esportazioni in Cina di gpu all’avanguardia, comprese quelle prodotti da Nvidia, con l’obiettivo di limitare la capacità delle aziende cinesi di addestrare i modelli di intelligenza artificiale più potenti. Le regole sono state ulteriormente rafforzate un anno dopo.

Misure controproducenti?

Valutare l’impatto delle sanzioni statunitensi sui chip è difficile e alcuni esperti si chiedono se le misure stiano spingendo la Cina a compiere progressi più rapidi nella produzione di chip, riducendo la sua dipendenza dalle aziende americane.

Alla fine del 2023, Huawei ha presentato il Mate 60, uno smartphone dotato di un chip avanzato prodotto dal chipmaker cinese Smic. Il lancio ha suscitato scalpore a Washington, in quanto implicava progressi sostanziali nelle tecniche di produzione di Smic (analisi successive hanno poi indicato che Huawei e Smic dipendono ancora da fornitori stranieri).

Ma un recente rapporto del Center for strategic and international studies, un think tank di Washington, sostiene che il governo cinese aveva già iniziato a incrementare gli investimenti nella produzione interna di chip prima che il governo statunitense iniziasse a limitare l’accesso del paese ai semiconduttori avanzati. L’analisi osserva anche che la Cina ha fatto passi da gigante in settori non soggetti a controlli sulle esportazioni, come la produzione di celle fotovoltaiche e di veicoli elettrici.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

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