mercoledì, Marzo 12, 2025

La bella addormentata nel bosco, il classico Disney continua ad essere troppo sottovalutato

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La bella addormentata nel bosco è stato tra i progetti più complicati, ambiziosi e laboriosi della Disney. Lungometraggio incredibilmente sottovalutato nella sua componente artistica, in realtà ha cambiato molto, moltissimo del concetto di lungometraggio animato. Flop doloroso al botteghino, La bella addormentata nel bosco rimane un capolavoro visivo, nonché uno dei più eleganti film che la Disney abbia mai concepito.

La genesi di uno dei film d’animazione più raffinati di sempre

La bella addormentata nel bosco vide la luce al termine di uno degli iter produttivi più lunghi, costosi e complicati che la Disney avesse mai affrontato. Ciò che arrivò in sala non fu neanche la versione definitiva, perché il film fu oggetto di un lungo e continuo lavoro di finitura e riedizione durato decenni. Ebbe però nella prima edizione spese salite fino alla folle (per l’epoca) cifra di 6 milioni di dollari. Fu un azzardo pazzesco per Walt Disney, colui che nel 1938 per la prima volta aveva pensato di portare sul grande schermo una trasposizione del celeberrimo racconto Charles Perrault. Ma il progetto dovette essere accantonato fin al 1950, quando Cenerentola andò incontro a quell’immenso successo di critica e pubblico capace di ridare ossigeno alla Disney. Ma Walt Disney sapeva che il pubblico era mutevole, Alice nel paese delle meraviglie fu un flop doloroso, Peter Pan invece un altro grande colpo così come Lilli e il Vagabondo.

Conscio di dover stupire per forza, di non potersi fermare, Disney chiese a Ted Sears, Winston Hibler, Bill Peet e Ralph Wright di creare una sceneggiatura, ma non fu affatto facile, visto che spesso si trovò tra le mani quasi una copia carbone di ciò che erano state già Biancaneve e i sette nani e Cenerentola. La Fabia originale di Perrault fu modificata pesantemente, si decise di prendere soltanto la prima parte e soprattutto di fare della villain, Malefica, il personaggio più complesso. Anche in questo, La bella addormentata nel bosco fu un momento cruciale all’interno dell’universo Disney, con cui cambiare la stessa identità e la semantica di una produzione animata. Il film doveva uscire nel 1955, ma questa data si rivelò fin troppo ottimistica, soprattutto perché il lavoro d’animazione si rivelò infernale, soprattutto per le continue richiesta di Walt Disney di avere qualcosa di totalmente nuovo rispetto al passato.

Il film animato tratto dalla favola di Raperonzolo tornerà in una nuova forma

Moltissimi attori, tra cui anche Eleanor Audley, doppiatrice di Malefica, dovettero quasi cimentarsi in un Live Action per aiutare gli animatori. Disney voleva un racconto che fosse visivamente molto connesso alle atmosfere gotiche, al periodo prerinascimentale. Fu il pittore Eyvind Earle a prendersi carico dell’animazione de La bella addormentata nel bosco, ne fu anche direttore artistico, una fiducia che Disney mai aveva deposto in qualcuno così massicciamente. Earle pensò in termini fortemente geometrici, dove gli sfondi stavolta, molto più dei protagonisti, avrebbero delineato l’identità visiva. Lo stile cromatico presente era ispirato al codice miniato “Très Riches Heures du Duc de Berry di Herman e Jean Limbourg, ma poi Earle recuperò molto delle miniature persiane, l’arte figurativa di Cina e Giappone. Non riuscì a resistere ad inserire però altri riferimenti pittorici, un qualcosa del Botticelli, di Huybrecht van Eyck, Giotto e Pieter Bruegel e tantissimi altri.

Il lavoro di Earle per La bella addormentata nel bosco ancora oggi rappresenta una delle operazioni più importanti nella storia dell’animazione, qualcosa su cui spese cinque anni della sua vita e che coinvolse un team di animatori sterminato. La bella addormentata nel bosco in più fu anche il primo film d’animazione ad usufruire del Super Technirama 70, che complicò ulteriormente la produzione e poi contribuì al flop al botteghino, visto che poche sale erano in grado di proiettarlo. Anche per questo, Clyde Geronimi diventò il regista supervisore, e ciò comportò in breve l’abbandono di Earle per divergenze. Geronimi fece ammorbidire l’animazione usando l’aerografo, e chiese agli animatori di creare personaggi più dinamici. Visivamente, La bella addormentata nel bosco parve virare verso qualcosa di maggiormente connesso all’Art Nouveau e Art Déco. Soprattutto i dettagli dei vari personaggi richiesero un lavoro difficilissimo e ostico, visto che alcuni erano per necessità più morbidi, altri (Malefica su tutti) dalle linee più aguzze e aggressive.

Malefica e una nuova concezione di femminilità animata

Se ancora oggi, a ha tanti anni di distanza, La bella addormentata nel bosco rimane impresso, è anche per quella sua estetica particolare, geometrica, unita ad una narrazione sicuramente più minimale, almeno per ciò che riguarda l’evoluzione dei protagonisti. Aurora, Filippo, il Re e la Regina, sono personaggi la cui staticità apparente, che è però funzionale all’archetipo che rappresentano, alla classicità narrativa di Perrault che ne aveva fatto un prototipo, che poi avrebbe delineato uno sterminato numero di altre narrazioni. La bella addormentata nel bosco spinge sull’acceleratore fin dall’inizio nella parte sonora, con il connettersi profondamente all’opera omonima di Tchaikovsky, riadattata in modo magnifico da George Bruns. Anche questa caratteristica contribuisce a sublimare un universo fatato in cui bene e male sono tanto più divisi, quanto riconoscibili dal pubblico. E per male, qui si intende soprattutto lei: Malefica.

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