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Ciò che gli studenti universitari stanno vivendo in Serbia non è un’illusione: è desiderio. Desiderio di giustizia, di rinascita, di libertà. È una scintilla reale, una spinta nata da connessioni autentiche, nella solidarietà, nell’intesa, nella ferma volontà di costruire un futuro nuovo. E questo desiderio, dopo mesi di manifestazioni, li ha portati a pedalare per oltre 1400 chilometri attraverso l’Europa. Perché ciò che hanno costruito, e che stanno costruendo insieme, è qualcosa di unico.
Da Novi Sad a Strasburgo: un atto politico in bicicletta
L’iniziativa, battezzata Tura do Strazbura (Tour a Strasburgo), ha l’obiettivo di accendere l’attenzione dell’Unione europea sulla situazione socio-politica in Serbia. Ottanta tra studenti, studentesse e membri della comunità accademica hanno pedalato da Novi Sad a Strasburgo, affrontando tredici tappe e pedalando tra gli 80 e i 145 km al giorno tra pioggia, vento e gelo.
Lungo il percorso hanno toccato città come Budapest, Bratislava, Vienna e Monaco di Baviera. E non erano soli: ovunque hanno trovato il sostegno delle comunità locali, tra cui molte famiglie che li hanno accolti, offrendo loro pasti caldi e parole di incoraggiamento. Un’ospitalità diffusa che ha trasformato quella che poteva essere una manifestazione isolata in un movimento collettivo.
Arrivati a Strasburgo, hanno poi incontrato alcuni rappresentanti delle istituzioni europee cui hanno raccontato cos’è accaduto durante la grande manifestazione di Belgrado del 15 marzo, incluso il controverso utilizzo di un “cannone sonico” da parte delle autorità per disperdere la folla, e hanno lanciato un appello a non voltare le spalle alla Serbia.
Non stanno elemosinando soluzioni, hanno sottolineato, bensì sollecitando l’attenzione di un’Unione che si professa democratica e baluardo dei diritti umani — la Serbia ha presentato domanda di adesione all’Ue nel 2009 ed è stata accettata come paese candidato tre anni più tardi, ma senza progressi. Inoltre, hanno denunciato l’oscurantismo dei media nazionali nei confronti del movimento studentesco — nella capitale, proprio in questi giorni continuano le proteste davanti alla radiotelevisione di Stato RTS, accusata di ignorare e minimizzare il movimento.
Dal canto loro, gli eurodeputati presenti hanno promesso di portare le istanze del gruppo al Parlamento europeo e alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Le motivazioni della protesta
L’evento che ha acceso le manifestazioni degli studenti in Serbia ha un’ora e una data precise: alle 11:52 del 1° novembre 2024, a Novi Sad, crolla la pensilina della stazione ferroviaria, causando la morte di sedici persone. L’episodio ha esacerbato problemi già noti: corruzione diffusa, negligenza istituzionale e una profonda insoddisfazione verso un sistema percepito come opaco e distante dai cittadini, quando non ostile.
Gli studenti, non più disposti a restare osservatori passivi, hanno organizzato per mesi proteste in tutto il paese: occupazioni delle facoltà universitarie, diventate centro organizzativo e logistico; blokade (blocchi) nelle principali arterie stradali, come quelli che a gennaio hanno paralizzato per ventiquattr’ore le vie principali di Belgrado, e che hanno visto protagonisti gli agricoltori in trattore accanto agli studenti; la già citata manifestazione di Belgrado del 15 marzo, la più grande della storia serba, solo per citare alcuni momenti significativi di un’organizzazione capillare, totalmente affidata alle assemblee degli studenti.
Fino al momento di saltare in sella e farsi sentire oltre i confini nazionali, portando le proprie rivendicazioni nel cuore istituzionale dell’Europa.
