domenica, Dicembre 22, 2024

Cannes e l’identità del cinema messa in crisi dalla tecnologia

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Festival di CannesTutto cambia perché nulla cambi. Dopo anni in cui si celebrano quasi quotidianamente i successi delle serie tv e la qualità raggiunta dai prodotti realizzati per le piattaforme di streaming, alla fine dei conti il risultato è sempre lo stesso: tutte le produzioni che non passano per i cinema sono considerate di serie B.
A ribadirlo la decisione presa dagli organizzatori del Festival di Cannes dopo la polemica in merito alla partecipazione in concorso di 2 film prodotti da Netflix, Okja di Bong Joon Ho e The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach: dal 2018 saranno ammessi al concorso solo i film che saranno distribuiti nelle sale francesi e, come la legge francese prevede, tali film non potranno essere disponibili online se non dopo 3 anni.

Ma vi pare possibile che Netflix possa attendere 3 anni per rendere disponibile ai propri abbonati un film di cui è produttore? Ovviamente no. È chiaro, quindi, che questa decisione di fatto determini la non partecipazione ai futuri Festival di Cannes non solo di Netflix, ma di tutti quei produttori che hanno il loro core business proprio nello streaming, come Amazon Prime Video e Hulu.
È giusto che i regolamenti vengano modificati e si adeguino ai cambiamenti della società, ma di sicuro la modifica che doveva essere fatta era di tutt’altro genere. Le piattaforme di streaming sono una realtà e il Festival di Cannes non sta facendo altro se non chiudersi nella propria torre d’avorio invece di rendersi conto che nel mondo del piccolo e grande schermo sta avvenendo una rivoluzione.

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Prendiamo ad esempio un grande del cinema, Martin Scorsese. Il regista sta preparando il suo nuovo film, The Irishman, con protagonisti Robert De Niro e Joe Pesci; come se non bastasse, lo script del film è di Steven Zaillian, lo stesso di Schindler’s List. Ecco, un film del genere avrebbe tutte le carte in regola per poter non solo partecipare, ma ricevere i giusti riconoscimenti al Festival di Cannes, invece sarà escluso in quanto Netflix, che ne è il produttore, non potrebbe mai accettare di non distribuirlo sulla propria piattaforma prima di 3 anni. Ragionando per assurdo, un qualunque cinepattone potrebbe avere più chance di entrare in concorso di un film di qualità solo per una mera questione di distribuzione.

Una cosa è certa, con questa azione il Festival di Cannes ha dichiarato guerra non solo ai produttori online, ma di fatto a quello che è il futuro del cinema e, se non correrà presto ai ripari, è destinato a diventare nient’altro che un obsoleto raduno di addetti ai lavori che dimenticano uno degli elementi fondamentali del cinema: il pubblico.

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