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Nel 2008 un gruppo di psicologi ha pubblicato uno studio secondo il quale gli uomini eterosessuali o bisessuali sarebbero più attratti da donne che indossano il colore rosso. Nel 2010 gli stessi autori avrebbero invece dimostrato l’esistenza di una preferenza analoga nelle donne.
Leggendo queste ricerche, che fin dal titolo (per esempio Red Romance) sembrano voler risparmiare la fatica ai reporter di tutto il mondo, potrebbe venire il sospetto che gli autori abbiano lavorato più per la copertura mediatica che per la soddisfazione della loro curiosità scientifica. D’altra parte non c’è ragione per cui le preferenze sessuali degli esseri umani non debbano essere studiate scientificamente, e l’ipotesi che un colore possa avere un ruolo in questo senso non è del tutto peregrina: in altre specie animali è proprio così, e in altri primati è stato ipotizzato che il colore rosso, in particolare intorno ai genitali, contribuisca a determinare la scelta del partner. Inoltre in molte culture umane il rosso ha assunto significati legati al sesso: che esista o meno una base biologica, perché non dovrebbe essere interessante indagare se e quanto questo colore contribuisca all’attrazione nella nostra specie?
Come racconta Slate è ora invece disponibile uno studio che ha cercato di ripetere i risultati del 2008, ma in maniera statisticamente più rigorosa, per esempio reclutando molti più partecipanti. In queste condizioni il rosso agli occhi degli uomini sembrerebbe avere pochissimo effetto sull’attrazione, mentre per le donne renderebbe il partner addirittura un po’ meno desiderabile.
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In buona sostanza però l’effetto è talmente modesto da far seriamente dubitare dell’influenza del colore rosso sul desiderio sessuale.
Ora, forse alcuni di noi ricordano di aver letto da qualche parte qualche articolo tipo “La scienza conferma: è il rosso il colore dell’amore” ma quasi certamente non abbiamo mai letto degli studi non sono riusciti a confermare i poteri afrodisiaci del rosso, eppure erano disponibili anche prima di questa replicazione. Naturalmente questo succede sì perché i media tendono a dare risalto a ricerche più sexy (in tutti i sensi), ma come ricorda Slate il vero problema, è che spesso anche per gli scienziati è più facile pubblicare risultati positivi rispetto a quelli negativi. Per questo moltissimi esperimenti non sono mai stati ripetuti, oppure esistono solo risultati che concordano tra loro solo perché i risultati negativi non sono stati pubblicati.
La cosiddetta crisi di riproducibilità della scienza mette sotto accusa non tanto i singoli scienziati quanto un intero sistema dove i ricercatori non sono incentivati alla pubblicazione di tutti i loro risultati. Tra tutte le discipline interessate, le scienze sociali e la psicologia sono quelle finiscono più spesso nell’occhio del ciclone, come quando Science ha ritirato il famoso studio sul cambiamento di opinione sui matrimoni gay dopo che un altro gruppo non era riuscito a riprodurre i risultati, e in quel caso si anche scoperto che i dati erano stati falsificati.
Una delle buone pratiche che si sta diffondendo per arginare la crisi è la pre-registrazione dello studio: gli scienziati insomma mettono agli atti le loro intenzioni in anticipo, e si impegnano a pubblicare tutti i risultati qualunque sia l’esito, esattamente come è stato fatto nello studio di replicazione appena pubblicato. Tornando quindi all’effetto rosso nemmeno quest’ultima può smentire definitivamente, da sola, la sua esistenza ma gli autori hanno anche anticipato l’uscita di una loro metanalisi che prende in esame tutti dati sperimentali disponibili su rosso e attrazione, per un totale di oltre 4000 individui: chi pensava di aumentare le sue possibilità con un colore, è meglio che si rassegni…
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