Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Sarà infatti prodotto negli USA il suo prossimo film (The Favourite con Emma Stone).
Nonostante non muova un passo dalla durezza, dal cinismo, dall’umorismo grottesco e dalle trame incredibili che l’hanno reso famoso, Lanthimos con The Killing of A Sacred Deer comincia a ragionare su intrecci che esplicitano cause e conseguenze, che non nascondono i pregressi, non lasciano impliciti alcuni dettagli importanti, ma anzi spiegano per bene tutto (tranne un dettaglio, il più grosso, ma c’è un motivo).
C’è un medico, un cardiochirurgo ricco e benestante che parla solo di orologi e oggetti di consumo, ha per moglie Nicole Kidman, bella e realizzata (oftalmologa) e due figli, un maschio e una femmina poco più grande. La famiglia perfetta che si relaziona sempre parlando di obblighi e oggetti. Vivono un’esistenza altoborghese molto rigida ed inquadrata.
A sconvolgere tutto è un ragazzo che da un po’ di tempo frequenta il medico.
Leggi anche
Ha perso il padre sotto i ferri del cardiochirurgo in questione che non è riuscito a salvarlo, e ne sembra attratto, come fosse un secondo padre. Si scoprirà in realtà che è un piano per lanciare sulla sua famiglia quella che sembra una maledizione (ma esattamente cosa sia sta allo spettatore scoprirlo): tutti i membri prima si paralizzeranno, poi smetteranno di mangiare, poi sanguineranno dagli occhi e infine moriranno. A meno che lui non ne uccida uno pareggiando il conto.
Il medico si appoggerà alla scienza, cercherà ogni possibile rimedio, li alimenterà tramite i tubi e cercherà di curarli ma sembra che nulla possa fermare la profezia totalmente irrazionale e innaturale.
Se la storia sembra quella di un film tradizionale è solo perché la trama non restituisce il senso straniante della recitazione (tutti sembrano disumani, privi di inflessione come spesso capitava nei film di Kubrick), le prospettive grandangolari e il contrasto tra i lucidi e pulitissimi ambienti e le tragedie che li abitano. Non solo, le conseguenze della premessa porteranno tutti in un abisso di vendette e violenze efferate, in aperto contrasto con la precisione, l’etica e la pulizia della vita precedente.
Viviamo in mezzo ai mostri che si mascherano da persone per bene, i membri più sofisticati e civili della nostra società non sono diversi dai peggiori, quelli che cedono più facilmente ai loro istinti, le loro sicurezze sono solo una facciata. Tutta la filmografia di Lanthimos racconta questo e The Killing of a Sacred Deer non leva né mette nulla di più per quanto rimanga godibilissimo, specie per il suo umorismo nero.
Di sicuro chi aveva di colpo iniziato ad apprezzare questo regista greco, felice di aver trovato un nuovo filone di film difficili e odiati dal pubblico di massa che possono essere facilmente identificabili come sofisticati ed intellettuali, rimarrà delusissimo da quest’evoluzione più commerciale e potrà sempre dire: “Eh ma i primi erano molto migliori”. Tutti gli altri invece possono avvicinarsi al cinema strano, complesso e senza pietà di quest’artista sempre più vicino al sistema americano.
Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento?